martedì 31 dicembre 2013

Fine 2013

Chi segue il mio blog da un po' sa che ho dei periodi di stacco totale da lui, nonostante sia la mia valvola di sfogo a volte ho bisogno di rigenerarmi e disintossicarmi, quest'anno come negli ultimi anni arrivo al Natale esausta da un corri corri lavorativo. Questo spiega la mia mancanza di costanza nel pubblicare sul blog.

Con il mio cambio di alimentazione a novembre 2012 il blog ha avuto qualche rallentamento, non sono mai stata una blogger presente, se pubblico 4/5 volte al mese sono già felice, non sempre fotografo quel che mangio e non sempre quel che cucino è così bello da fotografare o , semplicemente, non ho voglia di stare a fotografare per scrivere sul blog, chi mi conosce lo sa, sono pigra. Quel che mi incuriosisce sono i miei lettori abituali che ogni giorno sul mio blog sfogliano sfogliano e rendono questo diario /ricettario vivo e orgoglioso di essere on line, grazie mille.

Dopo ben 9 anni e mezzo di convivenza nei fine settimana io e Nico vivremo finalmente nella stessa regione, da gennaio mi trasferirò in cerca di lavoro e casa in Toscana nella zona di Lucca , per somma gioia di tutte le amicizie di questa regione che vedo più di rado rispetto agli amici Piemontesi.

Sarà un periodo di transizione, non ho ancora preparato nessuna scatola da portare con me, ho ancora qualche giorno per pensare a cosa non posso rinunciare. Come spesso accade a fine anno si fanno dei bilanci, si tirano le somme, sono due o tre anni che lentamente apporto modifiche alla mia vita al mio modo di pensare, il 2013 è stato un anno intenso, fatto di corsi, di sorrisi, di lavoro da Margherita  (la mia splendida naturopata) di yoga di qualità sopratutto negli ultimi mesi con la nuova Maestra, ho cucinato tanto, ho letto e studiato tantissimo sull'alimentazione appassionandomi alla macrobiotica, ho coltivato tantissime amicizie cercando spesso di non agitarmi troppo di vivere in relax (non sempre riuscendoci). Mi spiace lasciare questo mondo, questa rete di amicizie e di interessi che mi appassionano, ma è ora, è veramente ora che prenda questa opportunità di cambiare vita e di cominciarla altrove con la persona che amo, tantopiù che ovunque io posi lo sguardo  vedo amici che mi vogliono bene e, come ho fatto in questi anni, continuerò a coltivare tutte le amicizie allo stesso modo e con la stessa intensità.

E' il primo post natalizio che faccio in tre anni di blog, vi auguro di passare in serenità questo nuovo e strepitoso anno, nonostante la crisi, nonostante tutto, cerchiamo di esser felici è l'unica cosa che conta.

Detto questo non so con che regolarità io possa sta dietro al mio blog nei prossimi mesi, spero di tornare attiva presto , nel caso sappiate che ci sono, sono solo alle prese con un nuovo futuro tutto da costruire.





Namastè.

domenica 1 dicembre 2013

Focaccia ripiena.

Sono assente in queste settimane eh? Ve ne sarete accorti, spero! Beh si spiega in fretta quest'assenza, ero in viaggio in Toscana per definire una questione legale (si si vogliono mettermi dentro per spaccio compulsivo di barattoli di latta da tea) e con l'occasione per incontrare tutti quegli amici che non riesco mai a vedere.

Quindi devo fare la valigia per 5 giorni interi...sono un'ex scout, questo vi fa capire che sono avezza a fare valigie, da 8 anni e passa vivo con la valigia in mano tra Piemonte e Toscana, per cui cerco sempre di calibrare quello che mi porto...tranne questa volta,ho messo anche il tappetino di yoga (quello che non uso più ma che non riesco a buttare) , scarpe eleganti, abiti eleganti, roba da montagna e una quantità di maglie e maglioni da far impallidire un negozio e, visto che sono esagerata, prendo anche il beauty dove vanno a finire libri e notebook, non ho pesato ma vi basti sapere che per la prima volta in vita mia mi son dovuta sedere sulla valigia per poterla chiudere.

Una quasi settimana di festa dove ho unito l'utile al dilettevole, ho incontrato amiche e amici che non vedevo da tempo e ho dormito...ecco forse mi son rilassata troppo.

Sono solita fare i biglietti del treno (per pigrizia non vado giù in auto il più delle volte) in formato elettronico , mi chiedo perchè stamparli visto che abbiamo tutti un telefono super mega tecnologico? Mah, con questa scusa si può arrivare con calma in stazione e non impazzire per cercare un'obliteratrice, magari una che funzioni!

Ecco la mattinata comincia con il cartellone che dice che il treno è in ritardo di 45 minuti, guardo non è il mio, nooooooooooo il mio è quello sotto che nel tabellone viene indicato come in partenza, per la prima volta in cinque sei anni che ho questo set di valigie ho anche il beauty, che è quell'aggeggio scomodo che ti fa venire mal di schiena a guardarlo, talmente scomodo che normalmente non lo porto e quando lo porto è vuoto, non questa volta, sono passata da Paola e ho il mio swap natalizio con me, i cereali comprati a Lucca, un paio di regali comprati per l'occasione, in pratica ho dovuto lasciare le scarpe e il materiale da montagna a Nicola perchè se no mi esplodeva la valigia.

Io ho il beauty Nico la valigia, corriamo al binario 5 e dal sottopasso vedo il treno, in quel minuto da quando ho realizzato che il mio treno era in partenza a quando sono arrivata al sottopasso e visto il treno ho pensato : "no dai non posso perderlo, ho la coincidenza dopo, poi non arrivo mai più, l'ultima volta ci ho messo 7 ore per aver perso la coincidenza (colpa di Trenitalia)" , cmq salgo sulla pensilina, guardo, treno tutto chiuso con un tipo fuori , mi scaravento alla porta e il tizio mi fa "vorrà mica aprire?" , ho pensato di rispondergli "no voglio vedere se suona questo tasto per vedere di cantar su qualcosa" ma non gli ho risposto, ho premuto e fortunatamente la porta non era bloccata dal capotreno e si è aperta, Nico aveva gli occhi a palla dallo sforzo di correre con la valigia piombata, non ha avuto il tempo di dire nulla perchè mi ha passato la valigia, il tizio fuori mi ha detto di chiudere la porta e il treno è partito nel giro di un minuto...a volte ho proprio c..o eh?

Da qualche tempo hanno tolto il treno diretto da Livorno a Torino, per cui quello che prendo a Pisa ferma a Genova, ovviamente eravamo in ritardo di 5 minuti, di cui io sono responsabile almeno di un minuto.

Arriviamo sulla pensilina e, furbizia Trentalia, il nostro treno arriva sul lato destro della pensilina e sul sinistro c'è quello per Torino. Io ho il posto 78 carrozza due, ovviamente sul primo treno ero nella prima carrozza (mi par giusto no) , la seconda carrozza dell'altro treno è al fondo...evabbhe, ho 10 minuti per salire prima che parta, riuscirei a cambiare piattaforma se dovessi.

Salgo sulla carrozza due, open space...umm qualcosa non mi torna, non son sicura eh, ma a me sembra che il 78 su questo tipo di carrozze non esiste, infatti arrivo al fondo carrozza, che coincide con la fine del treno, e siamo al 26. Ma bene, bravi, siete delle volpi! Vado a sedermi in un'altra carrozza, tanto questo treno non viene mai preso d'assalto e so che non mi alzerò per far sedere qualcun'altro.

Arrivo a Torino, vado alla fermata del pullman per venire a lavoro e il pullman non arriva, dopo 10 minuti una signora mi guarda e mi fa " ma il xy passa di qui?" e io , bella come il sole "ma certo signora" e lei " no perchè qui c'è scritto che da oggi non passa qui ma di là" . Vi prego datemi una pala, ho la valigia che pesa quanto me e il beauty che mi spacca la schiena, nooooooooooooooooo. Ok, il pullman passa altrove, seguo lei a fatica avendo da portarmi dietro la casa e , nel momento in cui attraversiamo arriva il pullman, fortunatamente l'autista ha cuore di non farmi correre, se no avrei avuto un colpo apoplettito subito.

Lavoro...sono arrivataaaaaaaaaa. Faccio per telefonare, il telefono è muto, umm, zero linea internet...poi che altro deve succedere, le cavallette? L'invasione dei tamarri? Cooosa?

Chiamo la compagnia telefonica dal cellulare, risultato? Modem fuso...no vabben, mi fissa la sostituzione in oggi. Ho paura ad arrivare a sta sera, mi sa che vado ad accendere un cero.

Ed ecco la mia focaccia.




Ingredienti:

400rgr di farina;

100 gr di ricotta asciutta;

8 gr di sale;

50 ml di olio e.v.o.;

1 bicchiere d'acqua tiepida;

2 uova;

1 bustina di lievito per torte salate.

Per il ripieno:

170 gr di ricotta asciutta;

120 gr di prosciutto cotto;

100g di spinaci;

1 scalogno;

2 uova;

50 g di pecorino romani;

sale.

Per la decorazione:

1 uovo e semi vari (sesamo e girasole).

Unire la farina con il lievito, il sale, la ricotta , l'olio e l'acqua tiepida , io ho lavorato l'impasto fino a che non è diventato liscio e omogeneo.Dividete l'impasto in due e lasciatelo riposare una mezz'ora a temperatura ambiente coprendo con un canovaccio.

In una ciotola amalgamare tutti gli ingredienti del ripieno tranne gli spinaci che vanno ripassati in padella con un filo d'olio e dell'aglio (se volete oppure uno scalogno), aggiungere appena si saranno un po' raffreddati al ripieno.

Una volta passata la mezz'ora con un po' di semola sul piano di lavoro stendere le due parti dell'impasto cercando di fare due dischi della stessa dimensione e forma, adagiate il primo disco bucherellandolo nella parte interna, versate sopra il ripieno e aggiungete il secondo disco sopra cercando di far combaciare per bene i lembi (aiutarsi con un po' di acqua o olio nel caso, ma non ce ne sarà bisogno, volendo si possono pizzicare insieme). Con un uovo sbattuto ungere la parte alta della focaccia e aggiungere i semi o il sale o il pepe, quello che meglio vi aggrada.

Infornare a forno già caldo a 180° per 35 minuti.



giovedì 28 novembre 2013

Di che focaccia sei? Focaccia ripiena!

Si riparte, ripubblico qualcosa dopo un po' di assenza, giustificatissima giurin giuretto! Ovviamente c'è il barbatrucco, con questa focaccia partecipo a un contest, appunto "di che focaccia sei" della focacceria Lagrange a Torino. Per ora la foto e presto anche la ricetta.


lunedì 11 novembre 2013

Bottoni di sbrinz ed erbette provenzali.

Ossia quando la qui presente non ha voglia di tirar giù la scatola delle formine...si lo so sono pessima, sono pigra...ogni tanto mi capita.

Mi piace partecipare ai contest ma finisco sempre per creare dei biscotti...sono malata, li adoro, anche perchè poi mica li mangio, li regalo, questi non fanno eccezione, per ora sono in un barattolo di vetro in attesa di destinazione.

Ma partiamo dall'inizio, creare dei biscotti senza burro (mi fa star male) con il formaggio, direi che la cosa si può fare, eccoli :

Biscotti salati

Ho usato una ricetta presa da Mirta, aggiustandola giusto un po':

100 gr di farina integrale;

50 gr di acqua tiepida;

50 gr di olio e.v.o. ;

40 gr di sbrinz grattugiato;

1/4 di cucchiaino di sale integrale,

1 cucchiaino di erbe provenzali;

6gr di lievito di birra.

Io normalmente metto tutto nel mixer, prima le parti solide , poi l'olio e per ultimo l'acqua , non inserisco tutta l'acqua insieme ma un po' per volta perchè l'umidità della farina è una variabile importante, ho poi aggiungo sale e erbe.

Ho appiattito il panetto mettendolo nella pellicola e l'ho lasciato a riposo per un'oretta, bastava anche metà tempo.

Dopodichè ho steso il panetto , il composto con l'olio è molto più facile da stendere rispetto a quello con il burro, resta morbido e malleabile, con uno stampo tondo (non vi dico cosa) ho tagliato i bottoni, con la forchettina del barattolo delle olive i buchi, ho infornato per 12-13 minuti a 180°C .

Con questa dose vengono una ventina di biscotti.

Era Swiss Cheese Parade .
da un po' che non partecipavo a un contest, questa ricetta è stata ideata per la
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E, vista la simpatia e il blog anche al contest di Marika della Stufaeconomica.

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lunedì 4 novembre 2013

Polpette di quinoa rossa.

Dopo un week end tra il massacrante e il super rilassante mi sembra carino postarvi una ricettina, una ricetta del riciclo, la quinoa è uno speudocereale che bel si presta a essere "impolpettato", sto cercando di farmi andare giù anche il miglio in polpetta ma sono ancora lontana, lo trovo insapore, nonostante sia a conoscenza di tutte le sue qualità.

Da quando son bimba adoro le polpette, questi bocconcini sferici che seguono la tradizione dell'uno attira l'altro, ho imparato a fare quelle di carne con mia nonna, tra lei e mia madre non so chi e fa più buone, ora non mangiando più carne mi attrezzo con quel che resta (e c'è tanta scelta).

L'impasto era molto morbido, per cui ho cominciato a lavorare con le mani ma mi si appiccicava tutto e alla fine son finita a usare i cucchiai...più lavoro ma almeno le polpette erano ben  definite.





Ingredienti per 8-9 polpette:

quinoa cotta(forse un bicchiere da secca);

½ carota grattugiata;

100 g di feta;

1 presa di sale integrale;

¾ foglie di salvia tagliate finemente;

1 uovo;

pangrattato;

olio per friggere.

Schiacciare con una forchetta la feta e aggiungere la quinoa, la carota e le foglie di salvia, il mio composto era molto molto umido (la carota) per cui ho litigato un po’ per far star insieme le polpette, infatti all’inizio ho fatto della quenelle e poi son riuscita, aggiungendo un po’ di farina a formare delle polpette, fate quello che riuscite.

Io per friggere uso la wok (che per me è soggetto femminile) con dell’olio di semi (andrebbe usato quello di sesamo)

giovedì 17 ottobre 2013

Biscotti salati con robiola di capra e pasta di nocciola.

A chi è sfuggito? Io amo i caprini e i pecorini, amavo anche i vaccini ma la mia dieta non li prevedeva, per cui mi son dovuta adattare, ora mi hanno tolto tutti i latticini (come da dieta macrobiotica) per cui questi sono il mio strappo alla regola.

Questi biscottini sono davvero notevoli, sono facili facili e sono ottimi per un aperitivo, non sono innovativi ma,se uno ha la possibilità di avere un'ottima robiola sono davvero buoni, la robiola lascia in bocca un po' di acidità della capra e la pasta di nocciole crea un bilanciamento dolce.

Vi servono essenzialmente poca attrezzatura, due sac a poche, due ciotoline una forchetta e un cucchiaio...direi che si può fare no?

Questi biscottini li ho fatti per la Fiera della Toma di Condove di quest'anno, come al solito mi son divertita e son rimasta soddisfatta del risultato, certo avevo due aiutanti per impiattare !

La robiola che ho usato proviene dall'azienda agricola Versino Ezio Vicolo Pacchiotti 7 , 10094 Giaveno. Se siete dei buongustai di formaggi e se amate i caprini qui li troverete fantastici.



Ingredienti per una trentina di biscotti:

25g di farina "O" (o anche altro, per creare contrasto si potrebbe usare la farina di grano saraceno);

1 albume;

55g di toma grattugiata;

1/4 di robiola  caprina;

nocciole tostate intere q.b. ;

borraggine, santoreggia q.b. ;

pasta di nocciole q.b. (indicativamente un cucchiaino raso) ;

toma grattugiata q.b. per la decorazione.


Unire la farina, alla toma grattugiata, alle erbe aromatiche ed all'albume che deve essere mescolato bene senza però fargli incorporare troppa aria, quindi forchetta, e con calma si impasta tutto, senza montare a neve, il composto deve risultare una pomata, morbido ma consistente, per intenderci come il composto di tuorli, farina e yogurt.

Con la sac a poche, per non diventare vecchi e anziani facendolo con il cucchiaino, versate un po' di composto sulla placca da forno, i biscotti essendo senza burro non aumentano di volume, quindi se fate un biscotti piccolo rimarrà piccolo.

Infornare a 180 °C per 10 minuti o a doratura (la cottura dipende anche dalla dimensione) , tendono a gonfiarsi ma poi si sgonfieranno!

In una ciotola impastare la robiola schiacciandola con una forchetta, unire la pasta di nocciole , aggiustate la quantità a vostro gusto, tenete presente che non è il dolce che deve sovrastare il salato, ma solo creare il contrasto.

Far raffreddare i biscotti e con la sac a poche decorarli con la crema, finire con una nocciola tostata e una grattugiata di toma, spazio alla fantasia per la decorazione!

In fiera ho usato 4 albumi e ho completamente sballato la quantità di farina, aggiungete finchè non avrete un composto a pomata, non vi preoccupate, le dosi cambiano anche a seconda della quantità di albume.



Ps, se vi state chiedendo perchè il biscottino dietro è verde è per la pasta di pistacchio! Comunque li ho serviti in un solo strato, il doppio strato è troppo per il mio gusto.

lunedì 14 ottobre 2013

Kamut, un cereale che ho deciso di non mangiare.

Ecco, credo siano due anni che DEVO scrivere questo post, mi sento di doverlo fare, quando indissi il contest sul grano saraceno e sul farro subito dopo valutai anche il Kamut...ma niente, dopo ricerche sia agronomiche sia storiche non potevo pensare di pubblicizzare questo prodotto, vi chiederete il perchè, ve lo spiego come l'ho spiegato a tutti quelli che mi hanno chiesto perchè non mangio il Kamut.

Traete le vostre considerazioni e confutate quel che scrivo anche su altri siti, perchè l'informazione è fondamentale, sopratutto è così semplice reperire notizie che potrete anche voi porvi delle domande e trovare delle risposte.

Cos'è il Kamut?

Agronomicamente il Kamut è un grano, esattamente il Triticum turgidum ssp. turanicum, è un grano originario senza ibridazioni, per ultreriori notizie cliccate qui.

Perchè ho deciso di non mangiarlo?

Per un motivo molto semplice, in Italia coltiviamo in modo bio (*) molti tipi di grano, la mia scelta alimentare cerca di tener conto della stagionalità del prodotto per cui mi chiedo se ci sia davvero bisogno che io compri il Kamut che viene ESCLUSIVAMENTE  prodotto nel Montana (USA) da coltivatori sì certificati e controllati che seguono delle tecniche colturali approvate dal consorzio dal quale comprano il semi, ma pur sempre al di là dell'oceano. Quindi questo è il primo motivo, poi c'è il secondo : costa parecchio, ma perchè io devo pagare un grano bio così tanto?

Io mi son fatta questa domanda e ho trovato la risposta leggendo qua e là.

In primis costa tanto perchè fa il giro del globo per arrivare qui, in seconda battuta costa tanto perchè ha degli standard qualitativi notevoli (contiamo però che l'inquinamento americano è infinitesamente più alto del nostro, apro una parentesi veloce, gli americani mangiano molta più carne degli italiani, si sa che l'allevamento intensivo inquina,le deiezioni, la catena della macellazione etc etc, quindi mediamente il terreno americano è molto più inquinato di quello italiano, chiusa parentesi) e poi perchè un marchio registrato, questo vuol dire che se pinco pallo decide di seminarsi a casa lo stesso grano non può venderlo con l'indicazione Kamut...cominciate a capire? Si , io la trovo esattamente ed esclusivamente una trovata commerciale, per cui evito di comprare qualsiasi alimento in cui leggo la scritta Kamut. Oltretutto viene spesso consigliato anche a chi soffre di celiachia, ma è grano e come tale è glutinoso, esattamente quanto il grano duro nostrano. Il kamut è meglio tollerato da chi ha piccole intolleranze al grano...mi sfugge una cosa, ma se a me fa male mangiare la mela non è che mi cambia poi tanto mangiare una golden da una delicius, è un po' come darsi una martellata meno forte ma darsela comunque.

Io al Kamut preferisco, l'avena (con potere alcalinizzante), il farro (magari coltivato in Lucchesia) , il grano saraceno, la segale, il riso integrale.

Ho messo un (*) si riferisce al fatto che io non credo che nulla di quello che sia prodotto sia bio. Biologico vuol dire che non si usano gli stessi pesticidi, gli stessi concimi dell'agricoltura normale, ma comunque siamo sulla terra inquinata, falde aria e terra non possono ritenersi non inquinati, il pesticida che do a 5 km dal mio campo bio non è che si ferma al campo del vicino, no arriva anche al mio, con le piogge, con l'acqua di falda e con il vento, insomma il bio molte volte è proprio una trovata commerciale, vero è che gli standard di coltivazione a volte sono più elevati, ma devo dire che ci credo proprio poco. Quello che possiamo fare è un consumo consapevole ma certo inquinato, il consumo di prodotti nostrani, delle nostre latitudini e stagionali, favorendo il mercato locale.

Molte volte mi trovo in biobottega ma essenzialmente perchè quello che mangio non lo trovo altrove non per dire "mangio bio", il mangio bio è quello che mi coltivo ma purtroppo non è abbastanza e non ricopre tutta la mia alimentazione. Certo qualcuno potrebbe dirmi che io mangio alghe e alimenti non propriamente locali, vero verissimo, ma ho smesso di mangiar banane, mango, papaya, ananas...ogni cosa ha il suo giusto equilibrio credo.

 

venerdì 11 ottobre 2013

Gomasio col suribachi.

Gomasio che passione, ci sono degli alimenti che adoro, i semi di sesamo sono tra questi! Coi semi di sesamo si può fare il gomasio o il tahin, mentre il gomasio prevede di triturare i semi il tahin crea una crema vera e propria (libidine, assomiglia alla crema di arachidi come consistenza).

Nel gomasio normalmente troviamo semi di sesamo e sale integrale, a volte anche alghe.

E' un ottimo condimento per un paio di motivi:

  1.  il sesamo è una fonte di calcio notevole (molto più concentrata rispetto ai latticini) ed è un elemento alcalinizzante per il nostro corpo;

  2. il sale integrale , quindi non raffinato, contiene sì NaCl (cloruro di sodio) ma anche iodio, magnesio, potassio e altri elementi nella ragione del 3%, mentre nel sale raffinato la quantità di NaCl è  del 99,9%;

  3. le alghe apportano i minerali marini che ci occorrono per vivere in salute, come ho detto più di una volta le alghe ci aiutano a far lavorare meglio la tiroide a normalizzare il peso e a espellere gli elementi tossici dal nostro corpo , inoltre alcune alghe come la spirulina sono fortemente proteiche e aiutano sia in caso di sforzi fisici sia in caso di  un'alimentazione vegetariana/vegana.

Detto questo ho provato il gomasio a casa di un'amica che mi ha poi regalato il vasetto, mi son sempre rifiutata di comprare la ricarica dicendo che prima o poi lo avrei fatto, ho aspettato di essere quasi al fondo del vasetto e l'ho rifatto.

Volendo essere precisa e puntigliosa ho usato suribachi e surikogi, me ne aveva parlato Margherita (la naturopata) qualche mese prima e io prontamente l'avevo comprato (il costo varia da 15 a 20 euro per tutti e due). Non sono fondamentali ma certamente aiutano a creare un buon gomasio senza creare una poltiglia di semi informe ma spezzando i semi (per renderli  prontamente assimilabili).

Il suribachi è la ciotola zigrinata che vedete, mentre il surikogi è il pestello, in giappone nei ristoranti di un certo prestigio ogni commensale ha il proprio suribachi e surikogi per poter creare la propria salsa a piacimento, infatti con questo strumento in giappone creano molti condimenti diversi, anche umidi. Il grado di consumo del surikogi fa capire quanto è stato usato.




Ingredienti :

10-12 parti di sesamo,

1 parte di sale integrale,

qualche cm di alga nori.

In un colino bagnate i semi di sesamo e versateli in una pentola calda ma non bollente, mantenendo un fuoco non troppo alto girate spesso i semi di sesamo, fino a che non diventeranno tostati. Dopodichè versali nel suribachi e aggiungere il sale (alcuni lo toscano altri no...io non l'ho tostato) e cominciare a pestare i semi in modo circolare, basterà ruotare il surikogi nel suribachi per quAlche minuto, i semi non devono diventar poltiglia ma  esser solo spezzati. Aggiungere le alghe, opzionali, aspettare che raffreddi un po' e poi conservare in un barattolo, se avrete l'accortezza di non prepararne troppo per volta avrete sempre un ottimo gomasio profumato.



martedì 8 ottobre 2013

Fiera della Toma 2013, Condove.

Si si non son scomparsa, questo silenzio è tutta suspence per dirvi che anche quest'anno sarò alla fiera della toma, forse vi sarete accorti che mi diverto a cucinare in giro...forse eh!

Quest'anno saremo meno, saremo solo 4 e quindi le ricette saranno solo 4, sempre trenta assaggi, cucineremo nel pomeriggio per cui cercate di esserci, primo perchè i formaggi col quale lavoreremo sono meritevoli e secondo perchè speriamo di presentarvi il medesimo prodotto in una forma nuova e insolita (speriamo).


Il bello di questa fiera è che raccoglie tanti produttori sia di toma sia di altro, per cui è una fiera grande e variegata.

La mia ricetta quest'anno è un biscottino salato...ma dai che siete curiosi, venite ad assaggiarli, la ricetta al dopo fiera, sperando di poter fare delle belle foto.





Ci vediamo domenica?

A presto!

giovedì 26 settembre 2013

Diriola, una torta medievale.

Chi non ne ha mai sentito parlare?

Su dai abbassiamo tutti le mani che fa ancora caldo e si sentono odori nocivi!

Penserete che son tutta scema (in effetti a volte lo penso anch'io) ma qualche due anni fa la sorella del mio migliore amico mi ha chiesto di farle la torta di matrimonio, ecco colpì in due punti deboli, il dolce e l'orgoglio, cioè  figo sceglie me è stato il pensiero.

Data del matrimonio 21 settembre 2013.

Poi si avvicina maggio e ovviamente le idee della torta cambiano, doveva essere un simil brownies con miele e frutta secca è diventata la diriola...cos'è la diriola? Mo ve lo spiego, la diriola è una torta composta da una brisè sbagliata (lo vedrete dalle dosi) e una crema sbagliata (lo vedrete dalle dosi!) , quindi facendo due calcoli veloci cottura di una torta 1h secca, totale torte da produrre? Dieci ...mica due.

Dopo aver scelto la farina della brisè c'erano due papabili ripieni, ecco li hanno scelti entrambi, quindi guscio unico e due tipi di creme all'interno, io ho cominciato a tremare all'idea ma ovviamente l'incarico era preso e non potevo certo tirarmi indietro, tutti attorno a me mi hanno detto che ero pazza, io pure in realtà.

La ricetta originale l'ho presa da qui, ma non ce l'ho fatta l'ho dovuta modificare era immangiabile, la seconda prova con le torte definitive son stata male nel trasporto dall'esalazione di zucchero.

Gli ingredienti per una torta erano:

  1. per la brisè:

100 gr di farina di grano saraceno,

100 g di burro,

1/4 di bicchiere di acqua fredda o q.b. .

2. per la farcia:

5 uova (in origine 6),

5 cucchiai di zucchero circa 100 g (in origine 180 o 300 a secondo del sito),

80 g di latte.

Per la farcia uno avevo :

1/2 cucchiaino di cannella;

2 cucchiai di acqua di rose.

Per la farcia due avevo:

le zeste di un limone ;

1 cucchiaino colmo di zenzero in polvere.

Causa stanchezza sfibrante le brisè le ho fatte la mattina del venerdì (il matrimonio era il sabato), nel mixer ho messo il burro freddo tagliato a pezzetti, farina e ho dato il primo giro, poi ho aggiunto l'acqua, un po' per volta. Formata la palla l'ho schiacciata e l'ho avvolta nel cellophane, destinazione frigo. Questo lavoro l'ho ripetuto per 10 volte. Essendo la brisè troppo ricca di burro i panetti son dovuti rimanere in frigo per tre ore.

Una volta induriti , ho preso un foglio di carta da forno e l'ho appena inumidito, ho adagiato sotto la brisè e poi un altro foglio di carta da forno sopra, con un mattarello ho steso la pasta che ho poi adagiato su una tortiera diametro 20, ho prontamente rimesso tutto in frigo perchè il burro si scioglieva. Ho ripetuto l'operazione 10 volte.

Poi mi sono ricordata che non avevo comprato il latte...quindi sono uscita e all'una e mezza ho acceso il forno.

Si procede con la cottura in bianco, con lo stesso foglio di carta da forno usato per stendere la brisè ho eseguito la cottura, prima ho punzonato con la forchetta tutte le torte e ho messo le prime due riempite con i fagioli in forno(ovviamente i fagioli si trovano sopra il foglio di carta forno), 180°C per 20 minuti. Ho cominciato a disporre tutto quello che mi serviva per fare le creme, quindi due padelle con fondo alto, le spezie, lo sbattitore, il latte e lo zucchero.

Ogni infornata in bianco terminava con due creme, le prime due in realtà non erano ancora pronte con i primi gusci e ho messo altri due gusci.

Per le creme ho montato i tuorli con lo zucchero e la cannella (la mia era appena aperta e quindi ne ho messa poca) e l'ho messa sul fuoco lento, ho aggiunto il latte mescolando, ecco le prime 4 le ho fatte così e ci hanno messo dai dieci minuti al quarto d'ora, poi mi son fatta furba e , dopo aver sbattuto le uova aggiunto le spezie scelte, ho messo sul fornello piccolo a fuoco alto e con un mestolo di legno ho mescolato velocemente, tempo di rassodamento, 4 minuti, occhio a non andare oltre se no diventa un blob duro.

A questo punto ho infornato i due gusci con le due creme,sempre a 180°c per 20 minuti, terminati i 20 minuti ho coperto con foglio alluminato e le ho lasciate in forno per altri 20 minuti.

Visto che il totale era di dieci torte ho deciso di farle diametro 20 così da poterne lavorare due per volta e ridurre i tempi di cottura all'osso.

Una volta sfornate le torte alla cannella ho versato sopra due cucchiai di acqua di rose, le prime 5 torte son finite qui.

Per le altre creme ho sbattuto le uova e ho unito subito le zeste del limone e lo zenzero, cotte con il latte a formare la crema. Il procedimento è il medesimo per le altre torte.

Ho aspettato che raffreddassero e le ho messe in frigo.

Per il trasporto è stato provvidenziale un piano di legno che aveva Nico, le abbiamo caricate tutte in macchina e quando siamo arrivati a destinazione le abbiamo rimesse in frigo fino alla fine del pranzo (una crema è pur sempre una crema anche se cotta).


Due numeri:

1kg di farina di grano saraceno,

1 kg di burro,

50 tuorli,

500 g di zucchero circa,

5 limoni,

5 cucchiaini colmi di zenzero,

2,5 cucchiaini di cannella in polvere,

10 cucchiai di acqua di rose,

20 fogli di carta da forno,

10 tortiere,

6 h di forno a 180°C,

e in ultimo ma solo per questioni di tempistiche, un mio grande sospiro e sorriso nel vedere le torte gradite.

Note:

è una torta particolare, il matrimonio aveva un menù del 1100 d.c., questa diriola doveva portarci in quell'epoca, l'uso del burro e la scelta della farina è stata fatta pensando a questo, io non l'ho assaggiata, chi l'ha fatto per me ha detto che era buona e mi sono stati fatti molti complimenti. Non l'ho mangiata non perchè io l'abbia avvelenata ma semplicemente perchè non mangio burro, latte e zucchero (sempre la mia dieta ricordate?). Certo è che stendere una brisè così è da panico, per cui se intendete rifarla dimezzate la quantità di burro.

Chiedo venia per le foto ma quel giorno a tutto ho pensato tranne che a far foto decenti!

Solo una foto degli sposi durante il rito della legatura dei polsi, una cerimonia davvero molto toccante.



Alla prossima.

sabato 21 settembre 2013

Bonet a modo mio.

Visti questi giorni non troppo caldi ho pensato di postare anche un dolce, qui, in Piemonte, ogni famiglia ha la sua versione originale, mi madre la fa in un modo io in un altro, buone entrambe, la mia un po' meno alcolica direi.

Visto che io lo stampo a ciambella per farlo non ce l'ho ho pensato di farlo nello stampo da plum cake e poi sformarlo e tagliarlo con la formina dei ravioli...giusto per complicare un po' le cose no?

Il risultato è stato questo, devo dire che è stato sorprendente, la prima volta che l'ho fatto per paura di bruciarlo non l'ho cotto abbastanza, il peggio è stato averlo portato da amici, poverini!



Ingredienti:

150 g di miele;

3 uova;

7 dl di latte di soia;

100 g di amaretti;

3 cucchiai di cacao amaro;

1 cucchiaino di succo di limone;

2 cucchiai di rum.

Nella ricetta originale si usa lo zucchero, ma non rientra nella mia alimentazione, lo zucchero demineralizza il corpo per questo motivo io non lo assumo e se lo faccio cerco di non esagerare, il miele è il male minore, ne  uso poco ma anche lui non fa benissimo...ma a volte un dolcino è concesso no?

Quindi per il mio bonet alternativo ho mischiato il miele all'uovo (tuorlo e albume insieme) fino a che il composto non è risultato spumoso, poi ho aggiunto il rum, il limone, gli amaretti sbriciolati e il cacao e ho continuato a mischiare fino a che non è risultato un composto uniforme (abbastanza liquido ovviamente, molto di più di quello tradizionale).

Accendere il forno a 150 °C e cuocere a bagno maria per un'ora.

Lasciar raffreddare e sformare, decorare a piacere.

Note:

ovviamente avendo usato il miele il dolce viene un po' stratificato, buono lo stesso, è durato moooolto poco.

sabato 14 settembre 2013

Pomodorini al forno.

Quest'anno ho finalmente deciso di comprarmi il robot multifunzione, alleluia alleluia, abemus aiutus in cucinam  (il mio latino è una delizia vero?), era da novembre che ci pensavo, è stato un parto distocico, il più del problema è sempre stato "dove metto tutti gli attrezzi?" ecco ora il problema si è presentato e devo dire che ha tutto una sua collocazione.

Dicevo, l'ho ordinato su internet, ormai compro anche le matite su internet. L'ho ordinato ed ero ancora in vacanza, per cui ero forte del fatto che mi sarebbe stato consegnato entro la fine della vacanze, diretto diretto a casa. Seeeeeeee, credici!

Ho martellato Nico con sta cosa per tre giorni (il tempo del rientro), alla fine pensavo volesse strangolarmi, magari nel sonno.

In ogni caso mi armo di pc e procedo con l'ordine, pagamento con bonifico. Perfetto quale problema c'è? Il problema è che il sito della mia banca non funziona, no vabbeh ma ho saturno contro? Ci ho messo 1o mesi a convincermi e ora non riesco a pagare il mio regalo di compleanno??? Stavo cominciando a perdere schiuma dalla bocca gli occhi si sono arrossati, mentre la vena sul collo, vabbeh quella non vi  dico com'era.

Nico, vedendomi in 'sto stato, mi fa: "ti faccio io il bonifico" ...ok, ho ripreso a ventilare in modo normale, quindi ordine fatto, il robot è mio, è il mio tesssoro!

Consegna prevista 3-5 giorni lavorativi dall'accettazione del bonifico.

Tolto che avevo scelto il fermo deposito dal corriere non avevo capito che ci avrebbero messo davvero 5 giorni lavorativi, abituata con e-bay, amazon e altri siti. Quindi ho ordinato il 28 agosto, arriva la conferma che il mio robot, George per gli amici , è in consegna per il giorno 3 settembre, il giorno dopo il mio compleanno, ahhhhhhhh porca perazza non riuscivo ad andare a prenderlo perchè gli orari di apertura del  corriere coincidevano pari pari ai miei.

Rabbia.

Tolto questo si evidenzia un particolare inquietante, George pesa 19,9kg.

Ho cominciato ad avere dubbi sul reale contenuto del pacco, 20kg di robot, va bene l'imballaggio ma accidenti ci hanno messo lastre di piombo?

Come spesso accade, ho un colpo di fortuna, posso uscire un'ora e mezza prima, per cui con calma decido di andare a ritirare il pacco, saranno in tutto 10 km, che vuoi che sia?!

Ok, l'apocallise ecco cos'è!

Parto e imposto il navigatore, mi fa attraversare la tangenziale, io sapevo di doverla attraversare avevo visto sulla mappa, poi mi fa andare sempre più in là, rotonda su rotonda e io che pensavo " ma cavoli qui sto facendo il doppio dei km" ma, ad un certo punto con la vocina simpatica come un lama che ti sputa in un occhio, il navigatore (con voce di donna eh) mi fa: " alla rotonda prendi la seconda a uscita" (la a non è aggiunta lei parla così come una straniera che non capisce come si legge 2°) prendo la seconda uscita , ancora lei " fra 50 metri svolta a destra" e io diligente e ubbidiente lo faccio e poi, "gira a destra, fra duecento metri raggiungerai la tua destinazione" , io giro, metto la freccia per girarmi con quello strano senso di fastidio e sempre lei dice " hai raggiunto la destinazione scelta" ...allora, io e la tecnologia non andiamo così d'accordo ma se ti dico che voglio andare dal corriere pinco pallo tu non mi devi portare da pinco pallo che fa serramenti!Giramento di cocombres, riprendo il navigatore e insultandolo pesantemente, le dico che non sono arrivata dove volevo . Reimposto tutto, lei diligentemente ricalcola il percorso e mi indica la strada, la stessa che ho percorso per andare dal serramentista tra l'altro, mi fa attraversare nuovamente la tangenziale e poi, su una rotonda decide che io non devo andare aldilà della tangenziale ma aldiqua, vabbeh il navigatore sei tu, io guido, voglio darti credito, ma solo perchè vedo le insegne del corriere. Strano ma vero mi porta a una sede enorme del corriere, mi sento persino un po' in colpa per averla insultata prima.

Entro,oddio che roba spaziale, nastri trasportatori che portano pacchi, bilici che vengono caricati con muletti, uomini che si muovono coi muletti come se il muletto avesse una vita propria, per cui vedi che parte prima il muletto e poi loro con un secondo di ritardo, con un leggero dondolio (fossi io alla prima accellerata finisco lunga e tirata!) un caos infinito, un rumore assordante. Comunque ben felice, presento il mio foglio con il numero di collo, la ragazza lo cerca un momento poi mi guarda e mi fa "guarda che il pacco è nell'altra sede" . #@@@#####@@@@@@ capito no? io con faccino ingenuo e per nulla adirato le chiedo "quale altra sede? ma sopratutto dov'è?" e lei " sempre dritto, alla prima rotonda vai dritto, superi la tangenziale , bla bla bla bla bla" il bla bla bla sta indicare che io ho spento il cervello per capire dov'era in favore alle parolacce/benedizioni che stavo mandando al navigatore, ma possibile che ti chiedo una cosa, una, e mi porti prima da un serramentista e poi nella sede sbagliata? Al diavolo, vado a naso, che nel mio caso è sotto la schiena.

17.50 la sede in cui devo andare chiude alle 18, dieci minuti per fare si o no 5 km non sapendo assolutamente dove sia il posto, si va di nulla!

Santa cartellonistica, prendo la via giusta, il portone giusto e mi aggiudico la bolla di ritiro, vado nel magazzino e suono (così era scritto) il ragazzo arriva scattante sul suo muletto , io comunque gli metterei la cintura di sicurezza a 'ste persone, danno la stessa idea di stabilità della moto d'acqua quando decide che ne ha a sufficienza di te (vi evito i particolari della mia esperienza che è rimasta unica). In ogni caso mi guarda e fa " un bel pacco pesa 20 kg" ...alloraaaaa smettetela son già abbastanza spaventata! Comunque sorrido e lui parte, sta via 1 barra 2 minuti e se ne torna con una scatola nemmeno tanto grande diciamo un 50x70x40, poi mi guarda e mi fa " entra pure con la macchina all'imbocco dei tir, te la lascio lì, se vedi che non riesci a sollevarla chiamami e ti do una mano ". Galanteria pura. Io lo guardo, gli sorrido e penso " ma vedi che a esser donna ci si guadagna sempre un po' di aiuto? Ma poi ti pare che non sollevo 20 kg? Orgoglio!!!"Comunque prendo la macchina e faccio manovra nel posto del tir , con moto di vanto da parte della mia mini macchina, prendo il pacco e...ma cavolo pesa poco, pesa 13,3kg!Comunque stanno chiudendo, saluto il ragazzo di prima e schizzo via!

La saga di George non è finita ma ci vuole un po' di suspance!

Nonostante George abbia tutto per fare qualsiasi cosa in cucina io continuo a  tritare a coltello, nemmeno a mezzaluna (non la so usare), mi abituerò alle comodità prima o dopo.



Ingredienti:

pomodorini camone,

un mazzetto di erbe aromatiche, io ho messo salvia, timo, erba cipollina, maggiorana e santoreggia,

2 cucchiai di pangrattato,

sale e olio evo.

Tagliare in due i pomodorini e togliere la polpa, mettendola in una ciotola.

Capovolgere i pomodorini precedentemente salati (un pizzico) e lasciarli riposare per 10 minuti, nel mentre prendere le erbe, lavarle e sminuzzarle (io a coltello) con un buon mixer ci mettete un momento.

Riprendete la ciotola e versateci dentro un po' di sale, un giro d'olio e due cucchiai di pangrattato o fino a che la consistenza non vi consente di prendere il composto con un cucchiaino senza che vi coli ovunque.

Riempire le calotte dei pomodorini una ad una.

Scaldare il forno a 180°C  e infornare per 30 minuti.

La consistenza è morbida e caldi sono davvero buonissimi.

martedì 10 settembre 2013

Spezzatino di tacchino.

Ossia quando non sai come cambiare le carte in tavola e all'ultimo momento trovi una ricetta e l'adatti a quello che c'è. A me succede spesso, non sempre i risultati sono pregevoli ma in questo caso devo dire che era molto buono e, alla fine il tempo di cottura mi ha permesso di far altro (come al solito).



Ingredienti per 2 persone:

500 g di fesa di tacchino;

1 scalogno o mezza cipolla;

farina q.b.;

1 bicchiere di vino bianco;

1 bicchiere di brodo vegetale;

2 manciate di fagiolini cotti al dente;

qualche foglia di menta;

le zeste di mezzo limone;

il succo di mezzo limone;

sale integrale;

pepe verde in grani.

La lista è lunga ma il procedimento facilissimo.

Ridurre la fesa in tocchetti di carne da 2 cm di lato circa e poi passarli nella farina (per questo il quanto basta).

Tagliare finemente la cipolla o lo scalogno e imbiondirlo in una padella con un filo d'olio, al termine di questa operazione aggiungere il tacchino e alzare la fiamma, scottare bene le parti e aggiungere il pepe (l'ho preferito in grani visto che la carne di tacchino ha un gusto delicato) e il sale. Abbassare la fiamma e sfumare col bicchiere di vino bianco e, quando questo si sarà ridotto aggiungere il brodo, lasciar cuocere per almeno una ventina di minuti, fino a che il liquido non si sarà rappreso. Io ho lasciato su il coperchio.

A spezzatino cotto aggiungere il succo di limone, le zeste, la menta e lasciar cuocere qualche altro minuto.

Per ultimi aggiungere i fagiolini e servire.

martedì 27 agosto 2013

Quinoa rossa con verdure.

Lo so, proprio non ve lo aspettavate che scrivessi ancora, invece proprio per destabilizzare un po' le vostre certezze riprendo ad aggiornare il blog, reduce da una meravigliosa vacanza in giro per l'Europa mi è tornata la voglia di condividere un po' di me attraverso il mio blog. Un po' vi sono mancata? eh eh??? su dai coccolatemi un po'...sono una ruffiana peggio di un gatto lo so me lo dico spesso.

Quelli di voi che mi seguono da un po' sanno che sto seguendo un regime alimentare ridotto e "strano"fatto di alghe, cereali alternativi e poco poco zucchero...diciamo l'ho escluso, ma , in vacanza, tutto questo è andato a farsi benedire, come dire di no a birra, patatine e al mattino alla marmellata?

Motivo per il quale ho scelto la quinoa e le alghe, le alghe hanno la peculiarità, tra le altre cose, di eliminare gli elementi tossici dal nostro organismo, di riequilibrare le funzioni della tiroide e di apportare molti microelementi (d’altronde questo tipo di alga è marina quindi è ricca di iodio).Quello che impensierisce un po’ è sempre il gusto, ma credetemi, non hanno un gusto forte per cui direi che sono più gli aspetti positivi di quelli negativi.



Ingredienti per due persone:

1 bicchiere di quinoa;

1 zucchina;

1 carota;

1 scalogno;

1 presa di alghe arame;

1 filo d’olio;

1 presa di sale integrale.

Come sempre bisogna lavare via dalla quinoa la saponina, quindi bisogna passarla sotto l’acqua fredda e poi farla bollire per venti minuti. In questo lasso di tempo possiamo preparare tutto il resto, in un piatto fondo facciamo ammollare  le alghe per 10 minuti, acqua fredda naturalmente.

Poi tagliamo lo scalogno finemente e lo facciamo rosolare con un filo d’olio, aggiungiamo la carota tagliata fine e per ultimo le zucchine, resterà tutto croccante a questo punto se volete potete salare a vostro piacimento.

Finiti i dieci minuti di ammollo delle alghe le scoliamo e le mettiamo in un pentolino in acqua fredda portandole a bollore per 10 minuti (sentirete il profumo del mare!).

Una volta cotta la quinoa possiamo aggiungere tutto e impiattare, volendo potete aggiungere del prezzemolo (il mio ha deciso di non nascere) o della rucola (da noi non cresce, ossia cresce ma io la taglio in continuazione).

Alla prossima.

martedì 16 luglio 2013

Insalata mista simil francese.

L'anno scorso abbiamo trascorso le nostre vacanze in Francia (giuro faccio il post perchè sono state le vacanze più belle della mia vita), non amo particolarmente la cucina francese la trovo molto grassa, la carne non mi stuzzica e ovunque c'è burro, tranne nelle insalate.

Le insalate francesi hanno come minimo 30 marce in più di quelle fantasiose italiane, non c'è storia, loro sono dei guru delle insalate, da noi l'insalata nicoise sembra già una super insalata, da loro aggiungono salmone affumicato  e ogni genere di leccornia creando un mix di sapori in cui pensi di esserti perso...vabbeh io sono così per me conta più un'insalata di un primo o di un secondo, anzi molto spesso i miei pasti sono insalate, certo un po' rinforzate...



Questa è nata come al solito per caso e, devo esser sincera è piaciuta sia a me sia a Nico, occorrono:

2 mozzarelle da 125 o in alternativa i bocconcini;

200 g di pomodori ciliegino;

1 manciata o due di olive;

4 noci;

1 cucchiaio di semi di sesamo;

2 cucchiai di germogli di alfa alfa;

insalata manigotto q.b.;

4 cucchiaini di senape di Dijou e uno di olio di oliva da miscelare.

Assemblare tutto e mischiare.

lunedì 8 luglio 2013

Panna cotta con pesche e moscato.

Pensavate fossi in vacanza eh?

E no, ho pensato bene di vivacizzare il mio blog chiedendo di poter partecipare a un concorso, questo "Moscato Re Dolce"  e sono stata scelta tra i 25 blogger e wineblogger per creare un abbinamento, un alimento con questo buon moscato.

Adoro i dolci stratificati, mi piacciono gli yogurt con sotto la frutta, per cui questo bicchiere per me rappresenta la golosità. Il procedimento è un po' lungo dovuto ai tempi di raffreddamento tra uno strato e l'altro ma che dire, per me ne è valsa la pena.



Ingredienti per 4 bicchieri :

a) strato inferiore: frullato di pesche e amaretti,

1 pesca grande;

4 amaretti,

1 gr di agar agar.

b) strato intermedio: panna cotta,

200 ml di panna fresca,

200 ml di yogurt intero,

50 g di zucchero di canna;

2 fogli di colla di pesce.

c) strato superiore, riduzione di moscato,

400 g di moscato,

80 g di zucchero,

1 gr di agar agar.

Il frullato di pesche è abbastanza facile, lavare e tagliare a pezzi piccoli una pesca, passarla al mixer per ridurre i pezzetti (la consistenza è quella della purea) , mettere la purea in una casseruola e portare a bollore, aggiungere l'agar agar, mescolare bene e per ultimo aggiungere gli amaretti tritati o pestati.

Lasciar riposare qualche minuto e versare nei bicchieri o nelle coppette, una volta raggiunta la temperatura ambiente mettere le coppette nel freezer, per velocizzare il processo di gelificazione.

Per la riduzione di moscato mettete in un pentolino la quantità di moscato e lo zucchero, lasciate cuocere a fuoco lento fino a che la quantità non si è ridotta un po'(quasi la metà), a bollore aggiungere agar agar e lasciare sui fornelli (l'agar agar non permette la solidificazione fino a quando non c'è molto freddo).

Ora che il composto di pesca è solido, preparare la panna cotta, in un pentolino versare 200 ml di panna, ad ebollizione aggiungere 2 fogli di gelatina di pesce (precedentemente ammollati in acqua fredda per 10 minuti) ed anche lo yogurt, mescolare bene e lasciar riposare sul fuoco.

Una volta a temperatura ambiente versare nei bicchieri la panna, coprire con della pellicola e riporre in frigo o in freezer a seconda del tempo che avete (io freezer).

Quando anche la panna sopra sarà solidificata aggiungete la riduzione di moscato.

N.B.:

  • Le consistenze sono diverse nei tre strati, simil marmellata per la purea di pesche, solido quello della panna, quasi liquido quello della riduzione di moscato, l'effetto è voluto, come per ogni mio dolce non è troppo dolce, quindi se volete aumentare lo zucchero nella panna o metterlo nella purea forse vi piacerà di più.

  • vi chiederete il perchè dell'agar agar e della colla di pesce, il perchè ho scelto due tipi di addensanti diversi, banalmente perchè non ho ancora provato a usare l'agar agar per fare la panna cotta e non volevo sbagliare, l'agar agar in estate è un po' più difficile da usare perchè ci mette più tempo a solidificare ma ha una consistenza che mi piace e ho voluto testarlo, direi che il risultato ci è piaciuto.

  • avendo usato il freezer posso dire che è un dolce che si può preparare in anticipo e poi tirare fuori dal freezer al mattino per gustarlo alla sera.


giovedì 20 giugno 2013

Fiera del canestrello di Vaie e SoraLamà, il birrificio artigianale.

Da qualche tempo sono uscita un po' dal mio nido e partecipo a queste iniziative per blogger, sono sempre intimorita quando si cucina davanti a delle persone ma prevale sempre la componente di curiosità, così è stato per la Fiera del Canestrello.

Vaie si trova in Val di Susa, nonostante io sia stata valsusina per 29 anni ho messo piede a Vaie solo due volte, ovviamente sempre per mangiare, quindi pareva necessario che la terza volta tornassi sempre per mangiare, una vita ripetitiva la mia!

Ci sto mettendo un po' a scrivere il post, vorrei raccontare un sacco di cose ma cercherò di esser breve e coincisa (se qualcuno ancora ci crede...).

Incomincio dalla fine: mi è piaciuta tantissimo la giornata, siamo arrivate a Vaie con un vento freddo e un sole magnifico, dopo un mese di pioggia pareva un miracolo, e siamo state subito accalappiate per il laboratorio.

Cosa ve lo dico a fare? A me piace pasticciare, ma tanto.

In più se devo esser sincera non conoscevo i canestrelli di Vaie, si lo so sono ignorante, tra l'altro da un decennio sono nel paniere dei prodotti tipici e vengono venduti ovunque nel mondo...no vabbeh ma io sto nel paese delle fiabe, in realtà sto in un paese di un gran cioccolataio ma questa è un'altra storia. In ogni caso io pensavo che i canestrelli fossero solo questi:

canestrelli


invece scopro che il Piemonte è pieno di canestrelli fratelli dei goffri, la cosa divertente è che a 70-100km fanno dei canestrelli completamente diversi,

Canestrelli


 

siamo una popolazione strana noi piemontesi!

Giusto per dirlo, l'idea del canestrello si rifà, in tempi antichi, alle ostie fatte nei conventi, una cosa che ignoravo, in ogni caso preferisco i canestrelli di oggi.

Tornando a noi, il laboratorio!!!

La nostra guida è Luca Gioberto, lo definirei il nostro mentore ed aiutante, mentore perchè con pazienza e semplicità ci ha spiegato come si fa l'impasto, come si cuoce e i "trucchi" , aiutante perchè se non c'era lui tutti i nostri canestrelli sarebbero bruciati, vi spiegherò a breve va ...e due tanto nessuno ci crede più, sono logorroica!

Collage canestrello

Abbiamo cominciato facendo l'impasto, definito dal nostro mentore, sbagliato, sì, sbagliato perchè si fa una frolla con il burro fuso, aggiungendo una generosa grattata della scorza del limone e poi dopo averlo fatto riposare si comincia a scaldare la piastra per fare i canestrelli. La scena è stata fantastica, "ragazze provate voi" e che diamine, non si vede l'ora di provare! Nessuna di noi 4 è riuscita a sollevare la piastra per girarla, ok, pensatela come volete, ma sono 9 kg di ghisa...ahhh io riuscivo a malapena a aprirla e chiuderla!

piastre


La tecnica di Gioberto è quella di formare un salsicciotto e poi ricavarne otto noci, il tempo che serve per fare le noci è il tempo di cottura dei suoi canestrelli, ognuna di noi ha trovato il suo sistema ma il suo era sicuramente quello migliore.

canestrelli assortimento


Giusto per dirvelo, e per inorgoglirmi verso le donne valsusine, i laboratori che creano i canestrelli sono tutti gestiti da donne e non esistono meccanismi meccanici per girare la piastra, viene fatto tutto a mano (vi farei vedere che braccia!) questi dolcetti erano, nei tempi andati, l'unico sfizio goloso, venivano fatti solo una volta l'anno e venivano conservati in scatole di latta fino a  sei mesi dopo (penso solo nelle case in cui non si amava il dolce perchè sono effettivamente molto buoni). Questa è stata la 17 esima sagra, io il prossimo anno torno, anche perchè oltre al canestrello ho assaggiato formaggio buonissimo che ovviamente ho comprato.

Esiste un disciplinare, creato proprio a tutela del canestrello, esso ne regola la dimensione e l'impasto , ovviamente ci sono tutte le variazioni sul tema, al cioccolato, all'arancia e così di seguito, noi abbiamo fatto la ricetta tradizionale.

Questi sono alcuni dei canestrelli preparati in fiera:

Collage canestrelli

Quello che proprio non sapevo è che a Vaie c'è un'acqua buonissima (leggete qui) che detto così potreste pensare che son un po' tocca, che c'entra questo? C'entra c'entra, già perchè proprio nei pressi di Vaie sorge la SorLamà, un birrificio artigianale (ricordate no che son stata tre volte qui, la seconda volta era proprio in questo birrificio) , io sono di parte sappiatelo, io amo la birra alla spina possibilmente cruda doppio o triplo malto rossa e qui è troppo buona!!! Oltre a questo in questo birrificio si può mangiare, la cosa che mi colpì la prima volta è che portarono un trabiccolo con sotto un lumino e poi una pietra ollare per cuocerci ,a piacere, quello che uno ordina...praticamente è la sagra del barbecue al chiuso.

Collage soralama

Per dovere di cronaca le birre prodotte dalla Sorlamà sono 8, oltretutto si possono trovare al M** Bun ( chi non lo conosce deve rimediare) o direttamente acquistare in bottiglia al birrificio.

assortimento soralamà

Devo essere sincera è stato molto interessante sentir parlare della produzione della birra, dei vari tipi di luppolo, di quanta acqua e di quanta cura ci voglia per produrre una buona birra e, anche qui, è bello sapere che i proprietari siano giovani e che abbiano avuto tutto questo successo.

Per concludere vorrei ringraziare la Biteg che come al solito ci ha fatto conoscere e provare qualcosa di nuovo, il Sindaco di Vaie che con assoluta naturalezza ama il suo Comune e cerca di valorizzare sia il territorio sia le potenzialità dei suoi cittadini e tutta l'organizzazione che permette sempre a noi blogger di divertirci e di arricchire il nostro patrimonio culturale.

Il prossimo anno io ci sarò, voi???

 

lunedì 20 maggio 2013

Patè di olive e tonno.

Ci sono delle cose talmente facili e veloci che non dovrei nemmeno scriverle ma visto che ogni volta mi vengono fatte le solite domande perchè non farlo?

Questa è una ricetta non ricetta, nel senso che sporcherete un barattolo del mixer, il mixer e una sola forchetta, praticamente una cuccagna...beh comunque l'ultima volta aprendo il barattolo è uscito l'olio e mi sono impiastrata le mani e il barattolo, che sgusciandomi via pensavo andasse diretto a casa dei vicini, non paga, non essendoci proprio delle dosi precise mentre aggiungevo il  tonno al patè continuavo a impiastrarmi le mani e alla fine non riuscivo più a tenere il barattolo fermo perchè mi sgusciava un po' di qua e un po' di là...cose che voi umani non potete capire!




Ingredienti, approssimativi;

300g di olive verdi denocciolate;

200 g di tonno in scatola ;

olio.

Una volta sgocciolate le olive metterle nel mixer un po' alla volta e triturarle bene fino a farle diventare una crema, aggiungere a poco a poco il tonno, mixando, assaggiare e aggiungere quello che il gusto vi dice, più tonno o più olive.

Versare nei barattoli e coprire d'olio.

Note:

  • con le olive taggiasche è ancora più buono.

venerdì 17 maggio 2013

Spaghetti con radicchio e arame al timo.

Ok, facce perplesse? Cos'è l'arame?

Ormai ve la sto menando da mesi riguardo alla mia dieta e visto che son stufa di prendere integratori ho pensato bene di rivolgere lo sguardo alle alghe, si si le Arame non sono altro che alghe, Giapponesi per di più, tze.

Perchè le alghe vi chiederete?

Le alghe sono ricche di calcio, potassio e iodio , vanno consumate in modo modesto, nell'ordine di 3/4 grammi a settimana perchè stimolano il metabolismo, sopratutto nelle persone ipotiroidee e contribuiscono all'abbassamento della pressione sanguigna.

Essendo nuova di questo "mondo macrobiotico" non sapevo bene come usarle e nemmeno che sapore avessero , avendole mangiate tre volte in tutto, due volte da secche (sbagliato) e una a ristorante cinese (e mi erano piaciute un sacco).

Le alghe si tengono in ammollo in acqua fredda 10 minuti e poi si sbollentano altri 10 minuti dopo averle sciacquate, l'odore che si sprigiona durante la cottura è meraviglioso, sembra di stare in riva al mare.



Questa pasta è stato il nostro primo piatto cucinato a casa con le alghe e se devo essere sincera è davvero notevole, facile e gustoso.

Ingredienti per due persone :

200 g di spaghetti o linguine ;

1/2 cespo piccolo di radicchio ;

1 scalogno ;

10 g di arame secche ;

1 cucchiaio di sciroppo di riso (va benissimo anche il malto) ;

qualche cucchiaio d'olio e.v.o. ;

qualche rametto di timo fresco .

Mettere a bollire l'acqua per la pasta e a bollore immergere la pasta scelta ( non usate troppo sale).

Immergere le alghe in acqua fredda e lasciarle in ammollo per 10/15 minuti.

Nel mentre affettare lo scalogno che rosolerete con l'olio in padella, aggiungere il radicchio tagliato molto fine, cuocere per qualche minuto, infine aggiungere il cucchiaio di sciroppo di riso.

Scolare le alghe e sciacquarle bene, immergerle in acqua bollente e lasciarle cuocere per 10 minuti, al termine del quale vanno scolate e aggiunte al composto di radicchio e scalogno.

Far saltare qualche minuto il condimento e aggiungere per ultimo il timo, poi la pasta, lasciandola insaporire qualche minuto nel sugo (saltandola in padella) . Aggiungere un filo d'olio crudo sulla pasta a fine cottura.



venerdì 10 maggio 2013

Fiera del Canestrello, 12 maggio Vaie (To).

Non prendeteci l'abitudine, non ho battuto la testa in modo irreversibile e non riuscirò a tenere questo ritmo di post, è un caso, sappiatelo.

Questa domenica  mi troverò alla Fiera del Canestrello, non so a voi ma a me questi tour del dietro le quinte mi piacciono da matti, saremo ospiti della Locanda del Priore alla "scoperta" ( a chi la do a bere? sono golosa e li ho già mangiati varie volte) dei canestrelli  e poi, dopo esserci riempiti il naso di profumi dolci passeremo a conoscere un'altra realtà interessante, la produzione di birra ( e solo io so quanto la amo) della SorA'laMA' che conosco già per esserci andata a mangiare e bere, ma ritorno sempre volentieri dove mi son trovata bene!

Vi allego la brochure , venite?

sagra_del_canestrello

Corso sulle erbe aromatiche alla Maggiorana.

Mi piace sperimentare ma credo che questo si noti, il mio modo di cucinare è cambiato un po' nel tempo, ho imparato tante cose e ho ampliato le mie conoscenze anche attraverso persone non prettamente del settore food.

Con questo spirito mi sono lanciata sui corsi di cucina, qualche tempo fa con lo Chef  Beppe Sardi, ne ho fatto uno qualche settimana fa a una scuola di shaztu di Torino e ora a  La Maggiorana, non si discute sulla location e sulla mise en place sempre perfetta, ma e dico ma, il corso non è stato all'altezza del suo costo (70€) e, soprattutto non era quello che mi aspettavo dalla più giovane Chef Cordon Bleu italiana.

La serata si è composta in due parti sostanzialmente, la prima con una divagazione sulle piante aromatiche, che a parer mio poteva essere più interessante se avesse avuto più collegamenti con i metodi di cottura e conservazione per valorizzare l'aromaticità.

A seguire la parte dei piatti cucinati al minuto come dimostrazione:

biscotti al rosmarino;

timballo di orzo con crema di zucchine e erbe aromatiche;

tagliatelle di frittatine al pomodoro e erbe aromatiche.

Mi sono chiesta a lungo cosa ho imparato da questo corso e la risposta è stata una:

ho imparato che se aggiungi lo zucchero al latte , per fare il riso dolce,  questo caramellizza i chicchi e non li fa cuocere ( relativo al dolce che ci è stato offerto a fine della degustazione).

Da un corso di cucina mi aspetto che mi insegni a cucinare, che mi passi una chicca, che mi faccia conoscere , nello specifico, l'uso di un'aromatica diversa dal solito, come si diceva alla serata, non il solito basilico, salvia e rosmarino.

Mi immaginavo un uso diverso anche delle solite erbe aromatiche, chessò un bel soufflè con tutto quello che comporta, perchè si sgonfia, perchè non è soffice, gli errori più comuni che noi cuoche provette possiamo commettere. Invece no, mi sono trovata alleggerita nel portafoglio senza potermi portare via qualche nozione utile per il futuro, certo ho avuto in regalo una deliziosa maggiorana che mi mancava nel giardino di erbe aromatiche ma questo è tutto e, a me, non basta.

Vi lascio la ricetta del timballo del corso:

timballo maggiorana


Ingredienti per 10 persone:

250 g d'orzo precotto biologico;

1 kg di zucchine;

2 cucchiai di maggiorana;

1 e 1/2 cucchiaio ci erba luisa o limonaria;

scorza di mezzo limone;

sale;

pepe di timut;

insalatina di bietole rosse per decorare.

Preparazione:

mettere a bollire l'orzo in acqua salata per circa 12/15 minuti. Scolarlo e raffreddarlo in acqua fredda, mettere in una ciotola.

Lavare e tagliare a cubetti le zucchine e farle stufare in padella con un filo d'olio buono. Cuocere per una decina di minuti, ultimata la cottura salare e frullare ancora caldi. Far intiepidire ed infine frullare ancora insieme alle erbe aromatiche, unendo anche la scorza di limone.

Incorporare la crema di zucchini e l'orzo, girare bene, regolare di sale e pepe.

Formare dei timballi negli appositi contenitori oppure impiattarlo con il cerchio di acciaio direttamente sul piatto.

Capovolgere i timballi sul piatto da portata e decorare con julienne di insalatina di bietole rosse, oppure con una crema leggera di zucchine.

Come è noto, non mi reputo una cuoca e penso di avere ancora tanto da imparare, accostamento vino piatto, valorizzazione del cibo stesso attraverso cotture specifiche, sicuramente mis en place e tanti trucchetti per cucinare leggero e saporito.

A sta sera con un nuovo post.

mercoledì 8 maggio 2013

Torta di albumi al cioccolato.

Quando ti trovi tanti albumi che fai?

Io li congelavo e poi li usavo per fare i flan, oppure la frittata, oppure me li scordavo in frigo e poi dovevo buttarli...un genio eh? Ma succede a tutti di dimenticarsi qualcosa in frigo.

In ogni caso a questo giro ero decisa di usarli tutti e subito, idee? Umm nessuna, per cui ho girovagato un po' nel web e non trovo tante ricette di torte, e proviamo penso, così eccola, una torta leggera leggera che è piaciuta molto.



Ingredienti:

8 albumi;

150 g di farina "0";

100g di cioccolato ;

100 g di miele di acacia;

1/2 bustina di lievito;

1 pizzico di sale.

Il procedimento è abbastanza semplice, basta montare a neve gli albumi con un goccio di limone (stabilizza il composto), sciogliere con un goccio di latte (nel mio caso di soia) il cioccolato e poi unire la farina, il miele e lo lievito, per ultimi gli albumi, col solito metodo dell'incorporazione dall'alto verso il basso per non smontarli.

Cuocere per 40 minuti a 180 °C, prova stuzzichino e voilà la torta è pronta.

sabato 4 maggio 2013

Zuppa al luppolo e ortiche.

Qualche settimana fa sono stata a un corso di cucina naturale, ero curiosa, mi sto avvicinando a una cucina diversa dalla tradizionale e avevo, anzi ho, proprio bisogno di una guida, nonostante tutti i miei libri e delle ricette sul web.

Così mi sono presentata a questo corso tenuto da una maestra di Shatzu che ha deciso di prestarsi a questa serata con annessa cena perchè tutti glielo chiedevano.

Il corso si è basato sulla cucina macrobiotica con erbe primaverili.

Entro pago e , come sempre accade in questi posti, tolgo le scarpe, faccio un breve escursus : dovete sapere che io ho bandito dal mio cassetto della biancheria i calzini bianchi e neri, per me i calzini devono essere colorati e possibilmente a righe (ognuno ha le sue abitudini no?) così quella sera avevo i calzini viola a pois grigi, il ragazzo di fianco a me, a righe blu e celesti...gli unici due su 11 con dei calzini simpatici...che brutta cosa la mancanza di colore! La cosa bella di questi posti è il modo in cui si affronta il corso, prima ci si presenta e così si capisce cosa e chi ha spinto gli altri a venire, è sempre divertente, tipo: io sono venuta perchè lui (il ragazzo coi calzini a righe) mi ha convinta, ma tanto cucina lui, io son venuta qui solo per mangiare ...direi lecito no?

Tornando a noi una delle ricette di quella sera è stata la zuppa ortiche e luppolo, ossia più ortiche e meno luppolo in proporzione, noi siamo andati a raccogliere erbette dietro casa e abbiamo trovato più luppolo rispetto ad ortiche quindi non abbiamo mantenuto le proporzioni ma il risultato è buono ugualmente.





Ingredienti:

200 g di ortiche pulite ;

300 g di luppolo (luertin) pulito ;

2 litri d'acqua ;

1 cucchiaino di dado vegetale home made;

3/4 scalogni ;

olio e.v.o. .

Pulire e affettare finemente lo scalogno e farlo appassire in una pentola, aggiungere l'acqua e il dato e in ultimo le erbe, chiudere la pentola e lasciar cuocere per 40 minuti a fuoco medio basso, frullare quando è ancora caldo e servire con riso o avena come ho fatto io.

Il procedimento è di una banalità assurda ma questo ci serve per mantenere il più possibile i sapori e sopratutto le qualità delle piante, il luppolo è un calmante naturale, allevia lo stress, mentre l'ortica è un'energizzante/tonico, un mix per ottenere il meglio dai nostri prati.

Aggiungo questa ricetta alla mia raccolta, voi cosa fareste con ortica e luppolo? Scrivete!


giovedì 2 maggio 2013

L'olio di rose, rosolio.

Questa è una bella ricetta a me sconosciuta che mi ha passato Antonella, questa è la stagione di rinascita e della freschezza, perchè non provare questa bontà?

 liquore alle rose


Questo è il liquore delle nostre nonne: l'olio di rose o "rosolio", parola con la quale, per estensione del termine, oggi si intendono tutti i liquori preparati in casa. Occorrono

400g. di petali di rose miste, profumate e non trattate
1 litro di alcool
1 litro di acqua
800g. di zucchero


I petali di rosa vanno scelti per eliminare parti macchiate o macerate ed eventuali piccoli "ospiti" indesiderati trattandosi di rose non trattate.
Poi si mette tutto insieme in un vaso a tenuta ermetica e si conserva in dispensa al buio per quaranta gg. mescolando ogni tanto per favorire lo sciogliersi dello zucchero. Quindi si filtra e si imbottiglia.
Come per tutti i liquori che non prevedono la preparazione successiva dello sciroppo di zucchero, ma si ottengono inserendo contemporaneamente tutti gli ingredienti, è consigliabile un po' di invecchiamento. E' buono subito, ma acquista corpo col passare del tempo. Io lo preparo un anno per l'altro.

Aggiungo questa ricetta alla raccolta sui sapori dimenticati:

banner sapori dimenticati primavera

martedì 30 aprile 2013

Risotto integrale agli asparagi.

Sottotitolo :

ode al cuoco provetto.

E non sono io...su su due più due, se non sono io sarà Nico no? Eccolo lì, titubante e preoccupato per il suo piatto perfetto. Quando dico perfetto non scherzo, non amplifico il suo lavoro perchè sono innamorata del cuoco, apprezzo il buon cibo e basta.

La storia comincia qualche anno fa quando trovai al ritorno da lavoro un risotto perfetto, cotto al punto giusto, salato perfettamente e gustoso, Il Signor Risotto agli Asparagi. Identico a quello che fa mia mamma, solo senza burro, perchè si sa, in Toscana il burro è malvisto.

Il cuoco provetto però non ama cucinare, o meglio non osa cucinare, lo vedi concentrato che gira il risotto, probabilmente dicendogli paroline dolci nella sua mente per farlo venire buono, da qualche settimana me lo ritrovo gomito a gomito in cucina, per me è un modo di godermi la sua presenza e anche per passargli un po' della mia voglia di cucinare.

Questo risotto l'ha fatto lui, interamente, ho visto della disperazione verso il cinquantesimo minuti di rimestamento del riso, ma si sa l'integrale è veramente barboso e lungo da cucinare, ma anche questa volta il riso era stupendo.

Vi lascio la sua ricetta.







Ingredienti:

5 pugni di riso integrale;

250 g di asparagi;

1 o 2 scalogni a seconda delle dimensioni;

1/2 bicchiere di vino bianco secco;

olio e.v.o. .

Lavare e mondare gli asparagi, tagliare le parti dure e le punte che verranno scottate subito e messe da parte, il resto lo lascerete bollire, in acqua salata, fino a quando gli asparagi non saranno morbidi.

Lavare e sciacquare il riso integrale.

Tagliare finemente lo scalogno e farlo rosolare (rossolare secondo Nico ) con un paio di cucchiai d'olio, aggiungere il riso e tostarlo per un paio di minuti, al termine del quale versare il vino bianco continuando a tostare il riso.

A questo punto aggiungere l'acqua di cottura degli asparagi (se non basta aggiungete acqua calda al brodo, che cmq dovrete lasciare sul fornello in modo che mantenga il calore) lentamente al riso, un mestolo per volta per far assorbire bene l'acqua, mescolare con un cucchiaio di legno, continuate così fino a cottura del riso, aggiungendo mano a mano il brodo, aggiungete anche gli asparagi cotti tagliati a tocchetti, così da insaporire ulteriormente il riso.

Lasciar riposare in pentola qualche istante e impiattare aggiungendo le punte degli asparagi per decorare.

Più o meno ci vorranno 45/55 minuti a secondo della qualità del riso integrale, con un riso carnaroli basteranno 20/25 minuti.

domenica 28 aprile 2013

Una sera alla Maggiorana.

Il pregio di essere una food blogger è poter conoscere delle realtà vivendole in prima persona, questo è infatti quello che è accaduto qualche settimana fa.

Sono stata invitata insieme ad altre blogger a questa serata nella scuola di cucina di Rivoli, partiamo dal presupposto che io non sapevo nemmeno che esistesse e ciò non è un punto a mio  favore, in ogni caso, la curiosità mi porta sempre a volerne sapere di più.

L'ambiente è qualcosa che non ti aspetti, tolto il posto straordinariamente bello e curato è armonioso, armoniose sono le donne che fanno vivere questa scuola, una scuola che ha radici salde  nella storia chissà se questa immagine vi fa venire in mente qualcosa:


anni60_1


Io non ho conosciuto nè il carosello nè i biscotti Maggiora perchè non c'erano più quando io ero piccola, ma è piacevole notare la coesione di una famiglia storica , l'amore della cucina tramandata da madre in figlia a nipote.


Maggiora1


Certo è curioso sapere che i biscotti nel non lontanissimo '29 erano considerati un bene costoso e prezioso conservato nelle scatole di latta,a pensarci ora che ce li facciamo a casa ogni volta che ci fa piacere farlo.


E' curioso vedere il genio di un uomo che è riuscito a creare una vera e propria fabbrica cominciando da due garzoni, è stato interessante vedere i bozzetti disegnati a mano da lui e tutto il percorso evolutivo della produzione dei biscotti, l'amore per la causa e l'ingegno per renderla sempre più grande.


Questo per dirvi che l'estro e la passione si son tramandati in questa famiglia, dalla nonna Elena, alla figlia Erika a Camilla (figlia di Erika).


E ora un reportage della scuola di cucina La Maggiorana , spero vi lasci a bocca aperta come ha lasciato me :


Maggiora2


Maggiora3


E ora un po' di creazioni:

Maggiora4

Maggiora5

 

Maggiora6

 

Maggiora7

 

Maggiora8

Maggiora9

Maggiora10

Maggiora11

 

Spero che le mie foto vi abbiano fatto capire la bravura e l'estro delle donne di questa cucina.

A presto.

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